L’Amore ai tempi della chat

Racconto breve – 2012

La mia ragazza mi ha mollata ed è passato già un mese. Sto qui al quinto piano e vedo ogni giorno dei tramonti strazianti dal balconcino. I vicini litigano, ogni tanto riportandomi alla realtà.

Dunque penso a questa storia, alla mia ragazza, ed ho già pianto ed ho già fatto le mie scenette. Quindi direi anche basta, ma a questo punto non so che fare.

Non so come smettere di sentirmi un’idiota.

Allora inizio a cazzeggiare in chat. Alcuni amici miei riescono a trovarsi anche un ragazzo diverso a sera se vogliono.

Allora io vado, piena di pregiudizi. Infatti so che con le donne è un altra storia.

Allora mi sistemo lì sulla poltrona, tack…nick name ed entro in questo mondo di finestrelle dalle preferenze sessuali simili alle mie.

La voce del pregiudizio dentro di me dice che, per un motivo o per l’altro, qualsiasi di quelle persone mi è assolutamente incompatibile. Ma credo in fondo di avere una speranza nascosta da qualche parte.

Sarà perchè non ho voglia di svegliarmi la mattina in questo periodo, inizio a rimaner su tutte le notti fino all’alba, fino a quando la chat non sgocciola con le ultime poche tenaci combattenti dell’incontro.

Così conosco Sandra, perchè lei lavora di notte, fa la guardia giurata nei sotteranei della città, con pistola e tutto, stando attenta che non si portino via il rame dei fili elettrici. Ma ha anche un sacco di tempo per stare al computer e non fare nient’altro che stare sveglia.

Quindi ci troviamo benissimo coi tempi.

Alla fine ci incontriamo vicino casa sua.

Io per lei sono “la reginetta della chat”, lei per me é una specie di sbirro privato, con un dignitoso nonché insospettabile passato da psiconauta alle spalle.

Devo prendere la metro e tutto un ambaradan e poi alla fine eccomi appoggiata all’edicola, aspettandola.

Eccola, la vedo per la prima volta dopo ore di conversazioni. Non riesco a capire se mi piace o no e cosa sto facendo lì, né che parte sto recitando mentre me stessa è andata altrove.

Andiamo a casa sua, la sua stanza ha una tenda al posto della porta e ci sono altre persone in casa.

Allora io so quasi per certo che Sandra non è del tipo allupata pericolosa, ma questa sera qui, per una serie di contingenze e motivazioni sue personali del tutto imprevedibili, Sandra lo è.

Per cui mentre cerca di sedurmi ed io mi sforzo di cedere, accade che ogni singola particella d’acqua contenuta nel mio corpo, improvvisamente si congela e diventa ghiaccio.

Chissà perché.

Comunque con Sandra fissiamo un altro incontro, stavolta vicino casa mia.

Sarà che nel proprio territorio una si sente più sicura.

Questa volta tutto è tranquillo e Sandra non ci prova fino a quando non ci salutiamo e io sto per scendere dalla macchina.

Ce l’ho ormai quasi fatta quando ci scappa un bacio estremamente galeotto. Uno di quelli da cui non si può più tornare indietro, e che forse non è poi così male.

Allora andiamo al parchetto vicino casa in macchina.

La sua pelle è morbida, il suo corpo mi piace. Ogni tanto ci sono, ogni tanto no.

Si fa penetrare e fa l’amore con le mie dita a lungo, ed io, che a sto punto sono pure eccitata, rimango a secco.

Dopo mi chiede:

“Ti è piaciuto?”

Ed io gli risponderei:

“Cosa scusa?”

Ed invece, come sempre, le rispondo di sì con un semplice timido gesto della mia stupida assurda testaccia.

Un altro giorno m’incontro con una di cui non ricordo il nome, ma giurerei che ha messo una foto non sua nell’icona, o ha beccato un angolazione miracolosa per essere immortalata. Abitiamo nello stesso quartiere, quindi andiamo a prendere il caffè.

Capisco subito che è una che se la tira e cerco di non darle nessun tipo di soddisfazione.

Ad un certo punto mi guarda la mano e lancia un piccolo grido:

“Ooh ma hai le unghia lunghe!”

Attenzione! Un distinguo importante nella comunità.

Cerco di spiegarle

“Ma no guarda, sono lunghe solo in una mano, mi serve per suonare la chitarra”

Continua a guardarmi come se stessi strisciando forte il gessetto sulla lavagna.

E con questa non mi ci incontro più.

Alla fine arriva Emma, la più carina di tutte, con un viso perfetto, un seno perfetto, ed io mi chiedo che ci faccia in quella situazione con me. Comunque mi invita ad andare in discoteca, ad una serata di sole donne. Ed io accetto.

Si paga un po’ all’ingresso, quindi so già che non berrò e sarò costretta in un’attanagliante lucidità per tutta la notte e fino alle ore tarde.

Ogni cosa ha il suo prezzo.

Dopo essere entrate nel locale io ed Emma ci incontriamo si e no due o tre volte in tutta la serata e la cosa più interessante ed eccitante che trovo da fare è guardare i cubisti froci. Forse aveva bisogno di qualcuna con cui andar lì per poi farsi i fatti suoi, ma la cosa più strana è che nessuna donna in tutto il locale dà corda alle sue moine, né dimostra il benché minimo segno di interessamento verso di lei, bella e provocante.

Inizio a chiedermi se non sia una psicopatica che già tutte conoscono ed evitano.

In ogni caso la serata finisce senza tragedie, forse solo un po’ troppo lentamente, Emma mi saluta lasciandomi vicino casa, e non la vedrò più.

Quindi mi trovo per strada con questa ridicola tenuta gonnellina e stivali. Ma perché mai sono vestita così, manco fosse la mia laurea, penso, e cammino, ed è quasi mattino.

La serata, un disastro, continuo a ripetermi che è tutto inutile e lontano.

Adesso, camminando nell’unico momento di quiete della città, penso che la mia ragazza mi ha mollato e non mi viene più neanche voglia di piangere.

Penso che tutto è buffo alla fine, e che è come un circo. Tragico ma divertente e sempre velato di assurdo. Prima o poi la rivedo, e sta con quell’altro, e fanno l’amore, ed è tutto.

Ma posso pensare ad altro, se voglio.